Soul Calibur VI – Le spade leggendarie stanno perdendo colpi
E’ ora di un reboot anche per le lame di Bandai Namco
Siamo arrivati al settimo capitolo della leggendaria saga creata da Hiroaki Yotoriyama, una di quelle che ci ha regalato momenti spettacolari e unici segnando intere generazioni. Li dove Sega falliva miseramente con il suo Last Bronx i ragazzi di Bandai Namco riuscirono a imporsi nei picchiaduro all’arma bianca. Questa volta però si torna un pò indietro, almeno come narrazione, perchè infondo si era giù detto ampiamente tutto in passato e con alcuni spin-off la serie dal punto di vista della trama era stata già spolpata abbastanza. Se quindi anche voi ricordate ancora con nostalgia il bellissimo secondo capitolo, le modalità uniche del terzo e avete visto un pò scendere l’interesse con gli ultimi capitolo, bhè sappiate che con questo Soul Calibur VI le cose potrebbe non piacervi del tutto. Partiamo da un motore grafico consolidato, quell’Unreal Engine 4 che parte come era lecito attendersi dalla base imposta da Tekken 7, con uno sviluppo di ben 4 anni e un risultato che al momento ci ha delusi forse più di quanto fatto anche da Dead or Alive 6.
Buttaci la casualità in un titolo competitivo e avrai…bhò
La prima impressione avuta quando il titolo è stato svelato non è certo quella che ci ha fatto strappare i pochi capelli rimasti, anzi, sin dai primi video è parso chiaro come fossimo di fronte a un update del precedente gioco. Graficamente poi siamo ai livelli della saga dei Mishima e quindi anche da quel punto di vista zero sorprese o mascelle rotte. Tutto molto nella norma insomma, se non fosse che poi a giocarlo il nuovo episodio non ci è piaciuto minimamente, sarà la situazione, il poco tempo ma la prima impressione è stata proprio un bel no. Ma andiamo con ordine, se da un lato ritroviamo come sempre il classico stile di gioco tipico della saga, con il ritorno di alcune meccaniche come la Guard Impact, che è una sorta di perry in grado di bloccare un colpo se eseguita con il giusto tempismo o le imponenti Critical Edge attraverso le quale il nostro beniamino sferrerà una potente mossa speciale. Insomma tutto molto simile al predecessore, soltanto che con una maggiore lentezza dell’azione di gioco e quella spettacolarizzazione o cinematograficità di alcuni colpi che spezza il ritmo, un pò come succedeva per le Super di Street Fighter 4, soporifere vista la loro lunghezza. Purtroppo ad appesantire maggiormente l’azione c’è la prima novità del titolo, ovvero le Reversal Edge, una mossa attivabile con un solo tasto nel corso di alcuni momenti di slow-motion che ci permetteranno di evitare un attacco, aggirare completamente l’avversario e quindi aprirne la guardia. Un meccanismo davvero interessante e che avrebbe potuto conferire uno spessore e tatticismo maggiore all’intero franchise se non fosse che i programmatori lo hanno inserito con una meccanica “tutto a caso”. Si, proprio come nel più classico gioco della morra cinese qui dovremo premere un tasto, dopo aver attivato la mossa, e vedere chi tra i due avrà la meglio. Ora, tralasciando che il fatto che sia una cosa casuale dà molto fastidio in un titolo competitivo, bisogna ammettere che se già l’azione viene spezzata tante volte per le meccaniche descritte in precedenza, con questa novità e i continui rallentamenti per attivarla c’è davvero da chiedersi cosa si sia bevuto il team. Speriamo vivamente che venga rivista, corretta e in qualche modo si riesca a dare all’azione di gioco una sua fluidità, rendendo i combattimenti meno da casual di quel che sembrano. Se le nostre speranze di avere un picchiaduro all’altezza della concorrenza e che si possa imporre in un torneo come l’EVO non svaniranno facilmente, si deve avere dall’altra parte tanta fede. Gli sviluppatori non contenti di averci regalato un pò di azione casual, mosse che durano tantissimo e continui rallentamenti hanno avuto anche la genialata di mettere un sistema chiamato Lethal Hit, ovvero un colpo molto potente che se colpisce al momento giusto spedisce il mal capitato in orbita e gli rompe anche l’armatura. Il sistema di combattimento non ci ha per nulla convinto, al momento sembra davvero tutto tranne che attraente come gioco e non aiuta certo questo aspetto grafico non adeguato, con fondali inferiori per dettagli e animazioni anche a Tekken 7. Ovviamente ci sono un roster che al momento comprende il ritorno dei soliti beniamini della serie, Mitsurugi e Sophitia su tutti, ma anche novità come Geralt da The Witcher che sfrutta tutte le sue abilità in maniera davvero molto naturale e Groh, un misterioso combattente appartenente alla Aval Organization. Anche Bandai Namco non ha perso tempo annunciando ben 4 personaggi come DLC dopo l’uscita del titolo, per fortuna però sembra confermato l’inserimento dell’editor dei personaggi cosi da permetterci di scatenare la nostra fantasia.
Purtroppo Soul Calibur VI è decisamente un titolo meno affascinante e brillante rispetto al passato, con un sistema di combattimento al momento troppo frammentato e spezzato da dinamiche ben poco adatte a un gioco competitivo. Certo le mosse spettacolari, la possibilità di qualche combo casuale da rifilare a un Pro potrebbero essere degli incentivi per chi non è avvezzo alla serie e ci si avvicina per la prima volta, ma per tutti gli altri si tratta del male assoluto. Troppi break nello scontro, troppo potenti alcuni colpi e la semplicità di ribaltare un risultato con quel lancio in aria che nove volte su dieci si traduce in un Ring Out per chi lo subisce. Rimandato!