Ed eccoci infine alla conclusione di questa mastodontica recensione riguardante Destiny 2, nella quale abbiamo sviscerato ogni possibile anfratto del titolo Bungie. Nell’articolo di oggi ci focalizzeremo sulla componente PvP e delle fazioni, comparse proprio la scorsa settimana, includendo anche un aspetto ancora poco preso in considerazione, con un’analisi finale dove tireremo le somme su cosa vada e cosa no in questo sequel. Iniziamo, dunque dal PvP.
La dolce morte del Crogiolo
Uno degli aspetti su cui, da sempre, Destiny punta per affascinare il pubblico è certamente la sua controparte PvP, rinnovata in questo nuovo capitolo. Prima di tutto, i giocatori facenti parte di ogni fireteam sono solo quattro e non più sei come in passato. Un metodo per rendere le partite più frenetiche e meno tediose, dove alcune modalità potevano richiedere quasi un quarto d’ora ciascuna, ora ridotto ad un massimo di otto minuti. Questa scelta ha influenzato decisamente il lavoro relativo al design delle mappe, ora molto più ristrette proprio per garantire quella sensazione di frenesia descritta poco prima. Le modalità disponibili, non eccellono particolarmente per quantità, dato che ritroviamo praticamente le stesse presenti nel primo Destiny, vale a dire Controllo (classico capture the flag a zone), Scontro (deathmatch), Supremazia( dove ogni giocatore, per fare punto, deve catturare il token lasciato a terra dall’avversario eliminato) ed infine Eliminazione( dove sopravvive chi non esaurisce tutte le vite di squadra, al meglio dei sette round). Quest’ultima modalità, molto cara a chi ha giocato alle Prove di Osiride nel gioco originale, troverà pane per i suoi denti pure in Destiny 2. Come? Con le Prove dei Nove naturalmente, che consistono essenzialmente in una riproposizione di Osiride ma più clemente, con sette vittorie richieste sul pass settimanale rispetto alle nove richieste in precedenza. Se sarete molto bravi a completare il pass, avrete l’opportunità di ottenere i doni dei Nove, armamento leggendario pari a quanto potete trovare nel Raid.
Fin qui sembra tutto rose e fiori, ma sfortunatamente non è così. Le armi mancano di bilanciamento in PvP, rendendone alcune palesemente più forti di altre ( qualcuno ha detto MIDA ndr), mentre il fatto di alleggerire il numero dei componenti della squadra ha dato vita al fenomeno dei fireteam organizzati, contro cui si hanno poche chance di vittoria, a meno di fare altrettanto. Inoltre, la varietà di modalità offerta non è esaltante, andando pesantemente ad influire sulla valutazione del PvP. Si poteva fare meglio, decisamente. Molti giocatori, soprattutto quelli storici, si sono trovati piuttosto spaesati nel non ritrovare immediatamente le classiche fazioni, principalmente legate al PvP ma ora molto incentrate pure sul single player, ad attenderli nell’hub centrale. Bungie infatti ha atteso la terza settimana di rodaggio del suo Destiny 2 per rilasciare le tre “casate” con cui fare alleanza. Stiamo parlando ovviamente della Nuova Monarchia, Orbita Morta e Culto Guerra Futura. La strutturazione di queste fazioni non si distacca molto rispetto al passato, dove potremo giurare fedeltà solo ad una di esse, non più settimanalmente ma mensilmente stavolta. Una volta finito questo periodo, sarà possibile allearsi con un'altra fazione, giusto per avere il brivido di testarle tutte. Aggiungendo inoltre un pizzico di competitività, rappresentata dalla “sfida tra fazioni”. In un periodo di tempo limitato, la fazione che avrà avuto il maggior contribuito dai suoi seguaci otterà l’onore di veder addobbata la nuova Torre con gli stendardi ad essa dedicati. Insomma, un bel modo per divertirsi ulteriormente, anche se nulla di relativamente nuovo sotto il sole.
Quando l’arte fa la differenza
Inutile dire che, per quanto avete letto fino ad ora, il voto di questa sezione si aggiri molto pericolosamente intorno al 7, comunque un buon voto, ma decisamente al di sotto dell’asticella delle due parti precedenti. Fortunatamente per Destiny 2, non abbiamo ancora tenuto conto dell’aspetto tecnico e artistico del prodotto Bungie, che abbiamo deciso di tenere per ultimo. Visivamente il titolo non solo è stupendo, ma gran parte di questa spettacolarità visiva al deve, per forza di cose, ad un’art direction eccezionalmente ispirata e mai banale. Ovviamente, vedere le superfici di IO e Nessus, incluso lo spettacolare Leviatano, sono banalmente la scelta più ovvia, ma se si sta ad osservare anche iccoli scorci nascosti per Titano e sulla Terra, senza contare alcune missioni principali stupende, si nota la cura estrema per regalare sempre un colpo d’occhio di livello assoluto. Parlando di livello puramente artistico, la colonna sonora si attesta come sempre su livelli invidiabili, difficilmente superabili. Non che sia una novità, dato che Bungie ha sempre graziato i propri titolo con un a soundtrack di livelli eccelso, basti citare Halo, ancora oggi una pietra miliare sotto questo punto di vista e non solo. Quando la fantasia è al potere, si può fare tutto, e Destiny ne è un esempio lampante.
Pro
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Fazioni diversificate rispetto al passato
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Artisticamente sublime
Contro
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Esperienza PvP ancora poco convincente
Conclusioni
Concludendo questo lungo viaggio che ci ha portato in ogni angolo sperduto della galassia di Destiny 2, possiamo finalmente dare forma al voto che più si avvicina alla qualità espressa da questo nuovo capitolo dell’epopea organizzata da Bungie. Pur con i difetti annosi che alcune volte si palesano ugualmente, la strada imboccata in questo nuovo inizio convince, anche se non esente da piccole buche sulla via per il ritorno alla grandezza, esattamente come accade al nostro Guardiano in questo Destiny 2. La strada per ottenere l’eccellenza è lì, ad un passo, si può quasi vedere, ma rimane così vicina tanto lontana. Trattandosi di un gioco in continua evoluzione, confidiamo che Bungie possa trovare il modo per ottenere ciò che lei e il suo Destiny si merita. Sperando che le necessità di Activision non influiscano ulteriormente su un titolo che ha già dovuto fare i conti con l’ombra ingombrate del suo publisher.
8.5 1