SoulCalibur VI – Recensione del nuovo TohShinDen
O quel che resta dei picchiaduro a lama bianca
Il mercato dei videogiochi ha ormai raggiunto quel livello in cui solo poche società possono permettersi di fare i giochi che vogliono e sbattersene allegramente delle vendite. Bandai Namco è una di quelle che grazie alle sue mille licenze non se la passa di certo male, avendo scelto poi una linea editoriale ben precisa per quel che riguarda il modo di operare in questa generazione. Insomma una società che bada al sodo ma che ha anche una storia che non si può ignorare, cosi come la consapevolezza che il genere dei picchiaduro non è poi cosi generoso da far vendere 3 milioni di copie nel mondo a tutti ma solo al suo Tekken 7, questo SoulCalibur VI è davvero un regalo ai fan. Il quinto capitolo è uscito ormai sei anni fa, non è certo stato brillantissimo e non ha venduto quello che ci si aspettava, quindi un sesto episodio era un po’ un sogno nel cassetto per molti. Bisogna ammettere che l’entusiasmo però che ha generato l’annuncio delle nuove avventure di Mitsurugi e soci non ha scaldato i cuori di molti come ci si aspettava, senza dubbio il trailer di Samurai Shodown visto qualche mese fa ha generato un hype cento volte superiore. Il titolo ha avuto una trasformazione nel corso della sua storia che ne hanno cambiato completamente il sistema di combattimento, lasciando in molti quel pensiero che il secondo e terzo capitolo siano stati anche gli ultimi per come era nata la saga. L’introduzione delle super mosse ha poi spinto a essere meno tecnico e più improntato ai casual il titolo di Bandai Namco, e quindi con questa ultima apparizione siamo giunti alle conclusioni, o come ha dichiarato il produttore stesso o vende o addio per sempre (o quasi) alla serie. Saranno riusciti a fare il miracolo? I primi dati di vendita sono parecchio negativi, ma il gameplay è senza dubbio un’altra cosa e quello che a noi interessa realmente.
Pronti a sfoderare le due lame maledette?
Il titolo per essere un picchiaduro offre decisamente un buon numero di modalità di gioco, con una storia che va a dividersi in base alle diverse epoche e una per ogni singolo combattente che approfondisce il carattere di questo. Ovviamente non potrebbe fregarcene di meno della storia, è li, c’è e con una durata di circa mezzoretta per ciò che concerne quella principale fa il suo dovere. Come visto anche nel terzo episodio fa ritorno una sorta di gioco di ruolo, qui chiamato Bilancia dell’Anima. Si tratta di creare da zero un personaggio attraverso un apposito editor e affrontare varie sfide per aumentarne il livello, personalizzarne le mosse, combo e anche super finali. Carino e anche questo è un di più che apprezziamo molto, sebbene alla lunga sia ripetitivo e si vada a rivolgere esclusivamente a chi pensa che un picchiaduro sia da giocare da soli contro la CPU. Questo è purtroppo il difetto principale di SoulCalibur VI, ovvero aver optato per inserire un bel po’ di varianti per i casual, un livello di difficoltà davvero basso e non andando a concentrarsi maggiormente su altri aspetti più tecnici. Tante cose sarebbero potute essere inserite successivamente, proprio come fatto con Tekken 7, ma almeno presentarsi al day one in splendida forma. Per fortuna il gameplay è solido, tecnico e decisamente non dà spazio allo schiacciare tutto a caso cosi da mostrare che le introduzioni effettuate nel combat system sono solide e ben studiate. Ovviamente la diversa tipologia di armamentario presente andrà anche a influenzare il tipo di gioco da effettuare, essendo questo un titolo nel quale le distanze e il calcolare bene le tempistiche nelle quali effettuare gli attacchi è fondamentale, visto che il famoso Ring Out è sempre dietro l’angolo e bisogna tenere ben a mente dove sia il nostro lottatore prima di fare qualunque cosa. Ecco, questo stile cosi tecnico, che mette il giocatore nelle condizioni di dover costantemente controllare molti elementi su schermo spiazzerà i giocatori alle prime armi, ma è questione di pratica, di tanti scontri da fare e milioni da perdere prima di capire tutto, anche i punti deboli degli avversari. Una delle introduzioni migliori è quella del Taglio Invertito, che attiva una sorta di mini-gioco alla morra cinese (molto semplificato), che è un metodo fantastico per dare una variante in più al combattimento e ai contro-attacchi, rendendoli meno scontati e calcolabili.
Se esci dopo Tekken 7 devi essere più bello, punto.
Ed eccoci al punto più dolente della produzione, il lato tecnico. Se possiamo sorvolare sulla facilità del livello di difficoltà, essere poco interessati alle varie modalità di gioco in stile gioco di ruolo, i cui difetti sono tutti controbilanciati da un ottimo training system, la grafica cosi altalenante non si può vedere. La versione da noi testata è quella PC e nonostante tutto sia a ultra vedere i personaggi principali avere un dettaglio inferiore a quello di Tekken 7, animazioni riciclate da quelle dello scorso capitolo e dei capelli che ormai sembrano parrucche belle e buone è intollerabile. Metteteci anche delle arene poco ispirate, dal design non proprio brillante e epico di quelle viste in passato, una risoluzione delle texture e del dettaglio generale davvero sotto la media di qualunque picchiaduro moderno e avrete il quadro completo di un prodotto che non riesce a brillare proprio, a impressionare o essere almeno all’altezza di altri picchiaduro sempre di Bandai Namco.
Pro
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Sistema di combattimento ben bilanciato
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Novità del gameplay appaganti
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Ottimo online
Contro
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Graficamente si doveva fare di più
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CPU troppo scarsa in tutte le modalità single player
Conclusioni
SoulCalibur VI è un ottimo picchiaduro, uno di quei titoli che riesce a rinfrescare adeguatamente il sistema di combattimento senza allontanarsi troppo dalle sue origini. Un titolo che è orientato verso i giocatori più esperti e capaci quando si parla di gameplay puro, ma che invece punta ai casual quando andiamo ad analizzare le modalità riempitive. Nonostante un comparto grafico inferiore alle aspettative e al fratello maggiore Tekken 7, è senza dubbio uno dei prodotti di maggior spessore tecnico del genere e merita l’acquisto da parte di tutti i fan e patiti di questo genere. Purtroppo capiamo che le vendite non saranno rosee e potrebbe essere anche l’ultimo capitolo della saga, per questo siamo contenti che il combat system sia davvero di ottima fattura e speriamo di essere smentiti e che non basti chiamarsi Dragonball per vendere e spacciarsi per picchiaduro tecnico.
8 1