Così come accade per altre serie sportive, come FIFA o PES, anche il mondo della WWE, ogni anno, può contare su un titolo ‘nuovo’ in grado di soddisfare le esigenze degli appassionati più sfegatati di questo sport. Da diversi anni è Yuke’s il punto di riferimento per la digitalizzazione del wrestling e, anche se sul suolo italico non gode più del medesimo successo e riscontro di una quindicina di anni fa, la serie WWE gode di uno stuolo di fan di tutto rispetto. Con WWE 2k18 ci troviamo finalmente tra le mani un titolo rivoluzionario o dovremo accontentarci della solita minestra riscaldata?
WWE 2K18… o 2K17?
Il titolo di questo paragrafo non è affatto casuale. Se il gioco dello scorso anno era stato parzialmente inficiato a causa del clamoroso passo indietro sulla modalità showcase, ci si sarebbe aspettato che le lamentele dei numerosi fan su questa mancanza venissero quantomeno prese in considerazione, ma anche questa versione non vede quella modalità tanto apprezzata. Sarebbe bastato ripercorrere, ogni anno, la carriera di una leggenda, integrandola come avvenne con quella di Austin nel 2K16. Come si suol dire in questi casi ‘errare è umano, ma perseverare… A parte questo vogliamo porre l’accento su ‘La mia Carriera’, che anche quest’anno sembra curata sotto ogni aspetto e permette di intraprendere, per l’appunto, la Carriera di wrestler partendo dalle ba, ovvero dal training centre di Orlando, sino a emergere tra le varie stelle che ci si porranno davanti nelle varie categorie e che ci sfideranno in base al gradimento che avremo da parte del pubblico. Avere carisma significa conquistare più pubblico. Anche in questo caso la pecca maggiore è che il tutto sembra condurre ad un labirinto di noia senza possibilità di uscita, Interessante, quest’anno, è l’editor che permette di creare un proprio alter – ego virtuale sfruttando una serie pressoché infinita di caratteristiche, che vanno dai tratti somatici del viso, sino all’altezza, al peso e a oggetti e tatuaggi che definiranno al meglio il nostro personaggio. Sono presenti, poi, una serie lunghissima di sfide offline, come la Royal Rumble, sfide fino a otto giocatori e tantissime combinazioni di lotta differenti; c’è ancora la WWE Universe, praticamente identica a quanto visto nei precedenti capitoli e un online che, purtroppo, dalla nostra prova, mostra ancora diverse lacune per quanto riguarda il net code, sfornando sfide che spesso si interrompono o che rallentano sino a divenire ingiocabili. In fin dei conti ci sembrerà di avere tra le mani una versione upgradata di quella uscita lo scorso anno, con un roster di atleti sensibilmente aumentato, ma che sostanzialmente non riesce ad aggiungere qualcosa di effettivamente nuovo nel panorama di questo sport.
Facile facile
Anche per quanto riguarda la giocabilità, possiamo tranquillamente affermare come non ci sia stata una vera e propria evoluzione o, meglio, rivoluzione. Il titolo risulta piuttosto abbordabile, con un grado di difficoltà mai troppo elevato, capace di rendere campioni anche giocatori che nulla sanno del mondo dei picchiaduro. Se nel 2K16 ci fu una spinta maggiore verso una componente simulativa, nel 2K18, così come in WWE 2K17, il tutto risulta fin troppo facile, con le prese che ricalcano quei famosi mini – game durante i quali bisogna premere un pulsante più e più volte oppure un dorsale in un determinato momento per effettuare una contromossa. Il sistema delle prese, così come il combattimento, è estremamente lento, anche se Yuke’s ha riconfermato il fatto di voler fare in modo che i giocatori si scontrino a viso aperto, evitando che basino la propria strategia sulla difesa estrema. In questa maniera si possono godere scontri più aperti, fruibili dalla maggioranza del pubblico. Certo, ricordiamo che un titolo del genere deve essere apprezzato da chi lo acquista, perché ovviamente non ci si possono aspettare scontri frenetici e la lentezza e la macchinosità di alcune situazioni la faranno da padrone. Non si può parlare di assoluta simulazione come non si può dire che sia un arcade: WWE 2K18 è una via di mezzo che può piacere o meno, una sorta di ibrido rivolto ai fan del wrestling.
Difetti di produzione
La nota dolente, in grado di inficiare tutta la produzione, viene dalla presenza dei numerosi bug che affliggono il gioco. Sinceramente, durante le ore di prova, ne abbiamo riscontrati parecchi. Alcuni di questi erano gli arbitri che non iniziavano il conto alla rovescia, i lottatori che passavano attraverso il pubblico, telecamere che si nascondevano finendo in un limbo ludico o, ancora, personaggi che venivano letteralmente inghiottiti dal ring o che passavano attraverso le corde. Insomma, un vero e proprio strazio che ha danneggiato in maniera sostanziale l’esperienza ludica. Forse i programmatori dovrebbero capire che i giocatori o, meglio, gli acquirenti, pagano fior di quattrini per avere un prodotto di livello, e non una versione beta che necessita di futuri aggiornamenti. Davvero un colpo basso da parte di Yuke’s. Per quanto riguarda il comparto estetico, la grafica dei lottatori è tutto sommato buona anche se il motore inizia a risentire del peso degli anni. I lottatori sono ben fatti anche se si può notare sin da subito che si tratta di riproduzioni virtuali e, visti i parametri che si sono raggiunti con alcune produzioni di quest’anno, ci si sarebbe aspettato molto di più. I wrestler sono comunque piacevoli da vedere, con texture pulite, mentre i movimenti sono fluidi e realistici. Kurt Angles, The Rock nelle due versioni, John Cena e The Undertaker sono tra quelli meglio realizzati, perfetti nei loro particolari così come altri personaggi che, però, si posizionano un gradino sotto; le Divas, anche quest’anno, si dimostrano poco ispirate e decisamente povere di quella componente sexy che le distinguono nella realtà. Belle le atmosfere durante i match e durante le presentazioni: per la grafica del pubblico non è stato aggiunto nulla rispetto allo scorso anno, mentre le presentazioni sono ben realizzate, paragonabili alle controparti reali. Stavolta sarà possibile anche andare nei backstage, ricostruiti in maniera magistrale. Peccato per la poca interattività: se scaglieremo uno sfidante contro le postazioni della stampa, queste non verranno minimamente danneggiate, così come altri elementi dello sfondo.
Ottimo il comparto audio che propone le medesime colonne sonore delle presentazioni reali, mentre abbiamo notato l’assenza dei dialoghi tra i lottatori che spesso si rivelano delle vere e proprie narrazioni anche nel vero WWE. Abbiamo apprezzato i commentatori, anche se, a nostro giudizio, mancano molte stringhe di dialogo e, a volte, sembrano commentare un po’ ‘a caso’.
Conclusioni
6.5 1

Amante fin da bambino del mondo dei videogiochi, dopo un continuo scroccare partite con l'Atari di cugini vari, ho iniziato a fare sul serio nel 1987, quando in casa arrivò il mitico NES. Inutile dire che da quel momento, per me esistevano solamente Mario e soci. Con il passare degli anni e i migliaia di giochi passati sotto le mie grinfie, ho iniziato ad avere un sentimento di tolleranza anche verso SEGA, per poi entrare nel mondo Playstation e PC. Praticamente non ho mai perso una console Nintendo da trent'anni a questa parte. Questa mia passione viscerale per i videogiochi, nata nelle sale giochi anni '80, mi ha portato a collaborare per otto anni con Spaziogames.it, mentre nel frattempo in me nasceva l'idea di creare Gamesnote.it, una piattaforma libera e indipendente.