Retro Weekend: Rainbow Islands
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Retro Weekend: Rainbow Islands

Il celebre capolavoro di un game designer che non c’è più

  • Versioni: Retrogames
  • Gran talento quello di Fukio Mitsuji, detto anche MTJ, uno dei game designer più brillanti in Taito (e non solo), prematuramente scomparso nel 2008 all’età di soli 48 anni. Trattasi del creatore di Bubble Bobble, uno dei più grandi successi arcade della compagnia giapponese (sempre dopo Space Invaders), tanto da venir convertito per svariati sistemi dell’epoca. Con la conquista del mercato era lecito aspettarsi un sequel, ed è qui che l’inventiva di Mitsuji si mostrò in tutto il suo ardore: è il 1987, un anno dopo Bubble Bobble nelle sale giochi arriva Rainbow Islands: The Story of Bubble Bobble 2. Il designer nipponico decide di sfruttare la forma umana dei due draghetti, Bub e Bob, tornati alla normalità dopo il finale del titolo. Addio quindi a bolle e discese nei vari stage a schermata fissa; il core di Rainbow Islands sono gli arcobaleni e lo scorrimento verticale, questa volta in salita.

    Freschezza delle meccaniche di gameplay, genuinità e semplicità del concept danno vita ad una formula di gioco sensazionale che rende Rainbow Islands uno dei più grandi capolavori dell’industria videoludica, tra i migliori esponenti arcade che siano mai stati realizzati. L’opera targata Taito venne convertita anch’essa per le molteplici piattaforme dell’epoca, ma nessuna di queste rendeva davvero giustizia all’immenso lavoro di MTJ. Alcune erano conversioni miracolose, tenendo in considerazione i limiti hardware di alcuni sistemi e gli inevitabili tagli, tant’è che su Famicom/NES si optò per un prodotto piuttosto diverso (almeno in USA e Giappone, visto che qui in Europa giunse una conversione più fedele alla controparte arcade, con tutti i freni del caso). Se si cerca l’esperienza pura e cristallina di Rainbow Islands è dunque necessario munirsi ormai di un MAME e vivere questa meravigliosa avventura. Dopo l’uscita di Bubble Bobble 4 Friends, non potevamo non parlarvene.

    Rainbow Islands

    “Over the Rainbow there’s a glorius sight” – Esplosione di arcobaleni

    Il seguito di Bubble Bobble è ambientato in sette isole che altro non sono che i mondi del gioco suddivisi in svariati livelli. Al termine di ogni isola vi è un boss da sconfiggere per poter proseguire. Rainbow Islands offre un’esperienza tipica arcade, basata sul punteggio più alto, ma senza sacrificarne immediatezza e accessibilità. Pur perdendo tutte le vite extra, con un gettone/monetina (virtuale, nel caso del MAME) si riprende la partita esattamente da dove la si è interrotta, un po’ come succedeva nei picchiaduro a scorrimento, senza dover quindi ricominciare tutto dall’inizio. Ovviamente il game over comporta l’azzeramento dello score e se si ambisce a record di un certo peso è necessario far durare il gettone il più a lungo possibile. Divertimento e sfida vengono quindi coadiuvati con grande eleganza in un’opera che non teme rivali nel genere.

    Risulta incredibile quanto si differenzi dal predecessore semplicemente sostituendo le bolle con gli arcobaleni, cambiando di conseguenza la struttura del level design e il modo di affrontare gli stage. Gli archi multicolore non tornano utili solo per sconfiggere nemici e raccogliere la frutta lontana (senza per forza andarci incontro), vanno adempiti soprattutto come pedane per salire più su e raggiungere piattaforme altrimenti invalicabili; sfruttare gli arcobaleni diventa di fondamentale importanza mano a mano che si va avanti. Rainbow Islands è una sorpresa continua, mondo dopo mondo; ognuno caratterizzato in maniera unica, proponendo così nemici e situazioni di gioco sempre diverse e avvincenti, costringendo il giocatore a spremere le meningi oltre che le abilità. La chiave di volta è da ritrovarsi però nella creatività in cui utilizzare gli archi colorati, potenziabili attraverso delle gemme colorate; sette, come i colori dell’arcobaleno. Vi sono poi ulteriori power up come ad esempio le scarpe che incrementano la velocità del protagonista. Con i potenziamenti è possibile quindi eseguire più cose e realizzare “combo” maggiori, sconfiggendo ad esempio più nemici contemporaneamente, ma risulta di conseguenza anche più difficile controllare il personaggio.

    The Story of Bubble Bobble 2 è una gioia per gli occhi grazie al suo stile minuzioso e singolare, dal tratto sottile e semplice, ma non per questo poco accattivante (tutt’altro). I colori sono ben dosati e la varietà delle sette isole rende il tutto più piacevole pure dal punto di vista estetico. Non da meno la colonna sonora dove forse si poteva osare un pochino di più anziché riproporre il motivetto principale a più riprese. Ciononostante ci sono una marea di musichette e jingle veramente stilosi che trasmettono tutta l’atmosfera allegra del titolo. Ed è proprio la genuina caratterizzazione visiva a rendere l’opera Taito ancor più coinvolgente da giocare: il gameplay e le meccaniche di gioco non fanno altro che enfatizzare ciò, di conseguenza il mix che ne scaturisce è stupendo, regalando un senso di spensieratezza con davvero pochi eguali. Impossibile non venir catturati dalla purezza emanata da ogni pixel e tornare un po’ bambini. Anche questo è il bello di produzioni del genere. Ancora oggi impeccabile. Ancora oggi capace di regalare un tasso di divertimento strabiliante. Tuttora dimostrazione di superba inventiva.

    Rainbow Islands è un gioco fantastico che solo una mente geniale come Fukio Mitsuji poteva concepire. Un capolavoro intramontabile, perla di inestimabile bellezza. Qualche salto, degli arcobaleni e basta ben poco per divertirsi.

    Articoli Scritto da Ismaele

    Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni, scrive per il settore dal 2010 e da allora non si è più fermato. Nutre amore profondo per Nintendo ed i suoi brand, in particolare per quello di The Legend of Zelda. Col tempo, però, ha conosciuto e scoperto tante nuove produzioni, sia odierne che del passato, affinando i suoi gusti e la sua cultura videoludica. Nel tempo perso, ambisce a diventare un game designer ed un compositore-musicista, ma restano sogni chiusi nel cassetto... almeno per ora!