Retro Weekend: Tales of Phantasia
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Retro Weekend: Tales of Phantasia

Il pionieristico capostipite della saga Tales of

  • Versioni: Retrogames
  • Due giorni fa è arrivato sulle console di attuale generazione uno dei capitoli più belli della saga Tales of. Chiaramente, ci riferiamo a Tales of Vesperia, approdato dopo circa dieci anni dal suo debutto in esclusiva Xbox 360 in una più che valida Definitive Edition; riedizione che, tra l’altro, permette anche a noi occidentali di metter mano sui contenuti esclusivi della versione PS3, rimasti ancorati finora al mercato giapponese e, soprattutto, tradotta (finalmente) in lingua nostrana. A tal proposito, abbiamo pensato fosse più che lecito fare un salto indietro nel tempo, alle origini dell’oramai celebre serie targata Bandai Namco. Precisamente, nel 1995, quando l’allora misconosciuto Wolf Team (divenuto in seguito Namco Tales Studio) realizzò il primo capitolo di quella che sarebbe poi diventata una saga acclamata da pubblico e critica, riscuotendo una gran platea di fan provenienti da tutto il mondo. Oggi rispolveriamo una delle più grandi perle della ludoteca del mitico Super Famicom: cari lettori, andiamo a (ri)scoprire Tales of Phantasia.

    Non trattavamo J-RPG nella rubrica Retro Weekend dall’articolo dedicato a Chrono Trigger. Era dunque opportuno rimediare. Tales of Phantasia è entrato alla storia per svariati motivi: con il suo peso di circa 16MB, il quale oggi fa sorridere, ai tempi era la cart più capiente in circolazione per la console 16 bit Nintendo. Se il bellissimo brano, Aria di Mezzo Carattere, composto dal talentuoso Nobuo Uematsu per Final Fantasy VI sembrava avere dell’incredibile per il modo in cui spingeva i chip audio della piattaforma della grande N, un anno dopo, con Tales of Phantasia, ritroviamo addirittura un titolo che presenta un notevole doppiaggio giapponese ed un brano cantato (la opening) le cui parole sono perfettamente comprensibili (a differenza della traccia di Final Fantasy VI che ai tempi aveva comunque del miracoloso). Per i limiti dell’epoca, già questo era davvero tanta roba, ma un altro elemento che ha reso pionieristico ed innovativo Tales of Phantasia è il Linear Motion Battle System. Ma ci arriveremo. Episodio spesso dimenticato quando si parla dei migliori capitoli della serie.

    Tales of Phantasia screenshot

    “Se esiste il male in questo mondo, giace nel cuore dell’umanità”

    Questo è l’aforisma di apertura di Edward D. Morrison, un personaggio dell’opera, giusto per rimarcare sulla profondità della stessa. Tales of Phantasia inizia con una scena in cui vediamo la reclusione del potente e malvagio mago, Dhaos. Dopodiché, lo scenario si sposta a dieci anni dopo: Il villaggio d’origine del protagonista, Cless Alvein, e del suo amico, Chester Burklight, viene distrutto e il cattivone di turno riesce a liberarsi dal sigillo magico in cui era stato intrappolato in passato. Così inizia dunque il viaggio dei due amici d’infanzia; tra la riscoperta delle proprie origini, tradimenti, colpi di scena entusiasmanti e l’immancabile lotta tra bene e male, da debellare definitivamente. Trovare una soluzione non è però semplice, per questo motivo Cless deve avvalersi dell’aiuto di nuovi compagni d’avventura e di coloro che  incontrerà durante il suo cammino, nonché di tutto ciò che gli riserverà il destino. La caratterizzazione dei personaggi è solida e di buon impatto, soprattutto per quanto riguarda i primari e l’antagonista.

    Il ritmo si mantiene sempre su ottimi livelli e il comparto narrativo suscita curiosità ed interesse (soprattutto ai tempi). A dare quel tocco in più in Tales of Phantasia ci pensa poi uno stile grafico prelibato, tecnicamente sontuoso e tra le massime espressioni visive ammirate sullo smagliante Super Famicom. Ciliegina sulla torta è poi la presenza del doppiaggio, menzionato proprio in precedenza. Infatti, Tales of Phantasia non presenta solo classiche campionature vocali associate ad azioni specifiche, bensì vanta proprio il parlato ed è uno dei rarissimi casi (se non l’unico) in cui possiamo assistere ad un gioco sviluppato su cartuccia cucito per un hardware 16 bit, doppiato. Purtroppo, la ricerca in rete non aiuta, quindi dobbiamo basarci sulla nostra memoria e se, su Super Famicom, Tales of Phantasia non è l’unica opera ad essere stata doppiata, molto probabile che sia comunque la prima in assoluto. Chiaro non si parli di un doppiaggio preponderante; c’erano comunque molti limiti. Tuttavia, nei vari momenti più concitati capita anche di sentire i dialoghi, ed era una gran cosa per i tempi. Chiude il quadro l’ottima colonna sonora realizzata da Motoi Sakuraba, composta da brani musicali straordinari e particolarmente ispirati che si poggia una spanna sopra a molti suoi lavori successivi per la medesima serie. Insieme a lui troviamo anche Shinji Tamura e Ryota Furuya, i quali hanno lavorato anche in seguito nella realizzazione di altri Tales of.

    Tales of Phantasia battle

    Linear Motion Battle System

    Accennato proprio qualche paragrafo addietro, il Linear Motion Battle System è un altro degli elementi peculiari della produzione targata Bandai Namco (all’epoca solo Namco). Segno di quanto fosse avanti ai tempi. A differenza della maggior parte dei J-RPG di quel periodo, Tales of Phantasia si differenzia per un battle system molto particolare; a metà tra gioco di ruolo e beat’em up a scorrimento. Caratteristica che la serie ha mantenuto nel corso degli anni, evolvendosi costantemente sino ad arrivare a ciò che conosciamo oggi. Anziché avere il classico schema dei turni, il giocatore può controllare in maniera dinamica gli spostamenti di Cless, andando avanti e indietro e attaccando nei momenti opportuni. I compagni saranno invece controllati da una buona intelligenza artificiale, ma potremo influire sulle loro azioni impartendo degli ordini. All’inizio, le possibilità offerte dal Linear Motion Battle System sono molto limitate. Potremo semplicemente muoverci, attaccare o difenderci, dovendo calcolare tutto in maniera precisa poiché non esistono turni, bensì azioni in tempo reale, impartire qualche comando e modificare la formazione durante gli scontri. Proseguendo nell’avventura e progredendo di livello, le possibilità incrementeranno a dismisura, presentandoci nuove abilità, magie e summons (o evocazioni che dir si voglia). Il tutto ben rappresentato su schermo, con animazioni fluide e di pregevole fattura che mostra il fianco giusto a lievissime sbavature. Ogni personaggio avrà inoltre sue caratteristiche uniche che torneranno utili in battaglia.

    Per il resto, Tales of Phantasia è un classico ed appassionate J-RPG. Un conglomerato di emozioni, adrenalina, divertimento e soddisfazione, coadiuvato da tutti gli elementi pionieristici di cui sopra che lo rendono un vero capolavoro. Un must da avere assolutamente se si è fan del genere. Troviamo una storia sapientemente narrata, ottimi personaggi ed un’avventura appagante e coinvolgente. Il tutto accompagnato da melodie eccezionali ed un comparto tecnico all’avanguardia per la sua epoca e che non ha subito quasi per nulla l’inesorabile scorrere del tempo. Non mancano poi tanta esplorazione, minigiochi e molteplici cose da fare, come una bellissima e lunga caccia al tesoro, boss opzionali, subquest e quant’altro. La sola storia porta via una ventina di ore (poco più poco meno in base alle abilità del giocatore), ma sarebbe un vero peccato non dedicarsi a tutto il resto. L’esplorazione si sviluppa ovviamente in maniera classica, tra villaggi, location e dungeon presenti nella world map, totalmente attraversabile, prima a piedi e poi in volo. Tornando un attimo ai minigiochi, va segnalato uno dei più belli in assoluto per un’opera appartenente a questo genere, introdotto però soltanto dalla riedizione per PS1 in poi (che tra l’altro presentava anche bellissimi FMV in stile anime): Groovy Arche. Dal J-RPG allo shoot’em up puro. Vedere per credere (video in calce all’articolo). Trovata davvero avvincente, tanto da diventare addirittura un gioco a se stante, molti anni dopo: Tales of Mobile: Groovy Arche.

    L’unico modo per giocare Tales of Phantasia in maniera comprensibile è munirsi di un Game Boy Advance e della riedizione per la piccola portatile Nintendo. Tuttavia, sebbene riprenda le aggiunte della versione PS1 (ma senza i filmati animati), il doppiaggio in inglese non è dello stesso livello qualitativo. Inoltre, lo speaker audio del GBA non rende giustizia allo splendido sonoro e alle musiche del gioco. Purtroppo, però, l’opera della vecchia Namco è giunta nel vecchio continente solo in questa versione (e già è tanto). Tutte le altre, quali Super Famicom, PS1 e PSP, sono rimaste ancorate al Sol Levante. Tuttavia, In rete è possibile trovare patch per tradurre il gioco in lingua inglese (esiste anche una traduzione italiana, ma è diventata introvabile la patch rispettiva); dovreste poi smanettare tra download e affini. Qualunque sia il modo, vi consigliamo vivamente di rimediare questa virtuosa perla dell’epoca d’oro dei J-RPG.

    Articoli Scritto da Ismaele

    Appassionato di videogiochi sin dalla tenera età di 3 anni, scrive per il settore dal 2010 e da allora non si è più fermato. Nutre amore profondo per Nintendo ed i suoi brand, in particolare per quello di The Legend of Zelda. Col tempo, però, ha conosciuto e scoperto tante nuove produzioni, sia odierne che del passato, affinando i suoi gusti e la sua cultura videoludica. Nel tempo perso, ambisce a diventare un game designer ed un compositore-musicista, ma restano sogni chiusi nel cassetto... almeno per ora!