Retro Weekend: Winning Eleven World Soccer – Game Boy Advance
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Retro Weekend: Winning Eleven World Soccer – Game Boy Advance

  • Versioni: Retrogames
  • Sono ormai passati molti anni dal momento in cui, entrato nel mio negozio preferito, vidi la versione giapponese di Pro Evolution Soccer, Winning Eleven, disponibile per Game Boy Advance. Erano gli anni in cui il gioco targato Konami aveva fatto breccia nel cuore degli utenti, surclassando FIFA grazie a una giocabilità impressionante che consentiva di compiere azioni frenetiche lungo tutto il campo da gioco virtuale.

    Quando entrai in negozio, l’obbiettivo era quello di vedere come fosse questo Winning Eleven World Soccer e se i programmatori fossero riusciti a riproporre quella giocabilità che, ormai, era divenuto un marchio di fabbrica per Konami.

    Un PES piccolo piccolo

    Non deve trarre in inganno la presenza degli International Superstar Soccer (due per la precisione) su GBA, mera riproposizione di titoli dalla giocabilità arcade: questo gioco, era effettivamente Winning Eleven, solamente con grafica ridotta al minimo ma con la medesima giocabilità. Praticamente creare un’azione con questo gioco dava la stessa buona sensazione rispetto alla versione per Playstation One. Una volta inserita la cartuccia nello scomparto del portatile Nintendo, prima versione tanto per intenderci, il tutto riportava a quanto apprezzato per la console casalinga Sony, a parte i menù scritti in giapponese e con i quali bisognava avere un minimo di intuito per essere navigati. Forse era proprio questo uno dei limiti maggiori di questa versione: la lingua impiegata. Addirittura non erano riproposti in lingua occidentale nemmeno i nomi delle squadre e quelli dei giocatori. Questo titolo, premetto, non giunse mai ufficialmente sul mercato occidentale e, quindi, questa versione rimane l’unica disponibile ad ora, anche se, girovagando in rete, è possibile trovare una patch per tradurre, per lo meno, la rom (previo il possesso del gioco originale). A distanza di quattordici anni, questa scelta rimane ancora incomprensibile, forse i costi erano troppo elevati per produrre un titolo GBA, o, più semplicemente, Konami ha preferito non puntare su un titolo tanto rimaneggiato. Tornando al gioco vero e proprio, posso affermare, che a livello di gioco, di disposizione tattica delle squadre e di varietà delle statistiche dei giocatori virtuali, Winning Eleven World Soccer, era, senza ombra di dubbio, il titolo calcistico migliore per il portatile Nintendo. Segnare non era per nulla facile, i portieri svolgevano al meglio il proprio lavoro, e la costruzione del gioco, formata da passaggi nello stretto e ripartenze veloci, era veramente ben ricostruita, adattandosi ai comandi della console ospitante. Un pulsante serviva per calciare, l’altro per il passaggio e, premendo due volte quest’ultimo, si faceva cross in area, mentre, combinato con L si effettuava l’uno-due con il compagno e R tornava utile per lo scatto. Tutto qui, niente trick o altro. Segnare un gol, ai livelli di difficoltà più elevati, non era quasi mai frutto del caso, ma nasceva dalla capacità del giocatore di costruire un’azione armoniosa e sensata, unita alle abilità dei calciatori.

    C’è proprio tutto

    Oltre al gameplay, ben riprodotto su console portatile, anche le modalità erano state fedelmente riportate: si andava dalla classica amichevole, alla Lega e alla Coppa, a loro volta editabili, alla Coppa del Mondo, sino ad arrivare, udite udite, alla tanto cara Master League, opzione tanto amata da noi giocatori di fine millennio. Soffermandoci su quest’ultima, si può notare come fossero presenti compagini risicatissime, alcune delle quali italiane come Milan, Fiorentina e Roma, tutte prive di licenza, un po’ come accade con PES adesso, per altre compagini. Si partiva dalla Seconda Divisione e si poteva effettuare il calciomercato, sempre rimanendo con la medesima squadra. I nomi della squadra di base erano quelli storici: Castolo, Miranda, Espinas e via discorrendo. Insomma la rosa simbolo di un’ ignoranza irripetibile nella storia del calcio. Con le vittorie e il passare delle stagioni, si potevano accumulare abbastanza denari per rinforzare la compagine, e utilizzarla anche nelle altre modalità di gioco. Insomma, ciò che era la prima Master League, era stato magistralmente riproposto in questo titolo. Ma non è tutto oro quello che luccica…

    Piano, pianooo

    Sì  perché una trasposizione del genere non poteva essere semplice e i programmatori dovettero cedere a una serie di compromessi che minarono, più o meno la produzione. Graficamente la macchina ospitante era sì limitata, ma ridurre i giocatori a un mix di pixel informi è stato fin troppo crudele. I calciatori non erano per nulla riconoscibili, se non per la capigliatura (eh, grazie tante, Ronaldo ‘il Fenomeno’ è sempre stato individuabile) e addirittura le maglie sembravano blocchetti informi colorati. Se a questo si aggiungono stadi tutti uguali e, cosa ancor più grave, rallentamenti durante i momenti più concitati della partita, capirete come i programmatori non si siano spinti oltre cercando di proporre un titolo che sarebbe potuto diventare un punto di riferimento per i giochi calcistici portatili di un tempo. Certo, leggere ora questi difetti potrebbe far sorgere più di un sorriso, ma non dobbiamo scordarci che si parla pur sempre di un 2002 e che i cellulari dell’epoca potevano far girare, al massimo, uno Snake. Quindi sarebbe ingiusto punire eccessivamente questo Winning Eleven World Soccer per i pochi difetti presenti, seppur immotivati a fronte di altre produzioni presenti nella stessa console.

    Vorrei però invitarvi a rivalutare questo titolo, perché ne vale veramente la pena. Vuoi perché si tratta di un Pocket PES, vuoi perché è giocabile e ha tante modalità, Winning Eleven per GBA resterà sempre il miglior titolo calcistico per Game Boy Advance. Un esperimento riuscito (parzialmente).

    Articoli Scritto da Carlo Ziboni - Gamesnote.it

    Amante fin da bambino del mondo dei videogiochi, dopo un continuo scroccare partite con l'Atari di cugini vari, ho iniziato a fare sul serio nel 1987, quando in casa arrivò il mitico NES. Inutile dire che da quel momento, per me esistevano solamente Mario e soci. Con il passare degli anni e i migliaia di giochi passati sotto le mie grinfie, ho iniziato ad avere un sentimento di tolleranza anche verso SEGA, per poi entrare nel mondo Playstation e PC. Praticamente non ho mai perso una console Nintendo da trent'anni a questa parte. Questa mia passione viscerale per i videogiochi, nata nelle sale giochi anni '80, mi ha portato a collaborare per otto anni con Spaziogames.it, mentre nel frattempo in me nasceva l'idea di creare Gamesnote.it, una piattaforma libera e indipendente.